Sul mio profilo Facebook ho scritto che faccio il blogger, che lavoro per SocialDaily, che mi sono laureato (sudatissima laurea!), il mio numero di telefono e la mia email. Sarà pericoloso quello che ho dato in pasto a Facebook e a tutto il mondo? Dopo aver letto queste 4 notizie, prima di pubblicare qualsiasi informazione sul mio conto, ci penserò non due, ma 4 volte!
Non dare “credito” alle richieste di amicizia su Facebook
In Arizona un gruppo di truffatori aveva individuato tra i disoccupati di Facebook le vittime prescelte per mettere in piano i loro disegni malvagi.
I componenti della banda criminale, fingendosi incaricati di enti governativi pro occupazione, enti governativi ovviamente magnanimi e generosi, promettevano aiuti sostanziosi per finanziare persone in difficoltà dal punto di vista economico e lavorativo.
Una volta conquistata, o meglio dire, derubata, la loro fiducia, bastavano poche domande (e soprattutto poche risposte) per ottenere dati riservati, compresi quelli della carta di credito.
La truffa geolocalizzata
Il noto pilota di Formula Uno britannico Jenson Button e sua moglie Jessica Michibata sono stati recentemenete derubati all’interno della loro villa affittata a St Tropez.
In particolare, i ladri sono riusciti a scappare con l’anello di fidanzamento di Michibata. (circa mezzo milione di euro!)
Chissà come avranno fatto i truffatori a scoprire come e quando colpire i due famosi coniugi. Grazie a potenti microspie satellitari? Grazie a sofisticati pedinamenti degni dei migliori film di Mission Impossibile?
Macchè. Niente di tutto questo. Le immagini di Michibata su Instagram erano semplicemente geolocalizzate!
Le foto del mare, sotto gli ombrelloni, in riva al mare. Bellissime, romantiche e da sogno! Capisco che è bello postarle per rassicurare i familiari sul fatto che tutto procede per il verso giusto oppure per far venire invidia a chi è rimasto in città. Ma è sempre meglio pubblicarle quando si è tornati a casa, non durante le vacanze. E in ogni caso, meglio togliere la geolocalizzazione dalle foto, se proprio non serve.
Ogni paese ha le sue tradizioni…anche sui social network
Sapevi che in Thailandia vige il reato di lesa maestà? Sicuramente non lo sapeva Pongsak Sriboonpeng (spero di aver scritto giusto!) condannato a 30 anni di carcere per avere insultato la monarchia thailandese su…Facebook!
A dire la verità deve ritenersi fortunato, visto che la pena iniziale era di 60 anni!
Se viaggi in paesi esotici, oltre alle dovute contromisure medico-sanitarie, ora è anche il caso di dare un’occhiata alle leggi sui social network.
Contare fino a 4 prima di pubblicare una foto
In Spagna una donna avrebbe (uso il condizionale perchè questo genere di notizie va sempre approfondito, essendo a rischio “bufala”) immortalato e pubblicato su Facebook un’auto della polizia parcheggiata in un posto riservato ai disabili. La polizia è riuscita a risalire all’autrice della foto e a punirla con una multa da 800 euro.
Ripeto, potrebbero essere bufale queste notizie, ma il concetto è chiaro, o forse non lo è mai abbastanza:
Tutto parte dai dati che noi stessi diamo, e che nessuno ci estorce, a Facebook e agli altri social network. Ne ho parlato anche in questo articolo.
Ricordo tempo fa un video che mostrava la velocità con la quale diamo in pasto a sconosciuti una marea di informazioni sensibili. Eccolo.
Quali aziende ti stanno monitorando su Facebook?
Ogni volta che troviamo un’applicazione carina e divertente, magari quei test tanto popolari su Facebook, ci vengono richieste autorizzazioni di ogni tipo. Con il tempo ci dimentichiamo di aver dato loro il permesso ad accedere ai nostri dati sensibili.
Come rimuovere certe autorizzazioni che noi, ripeto noi, abbiamo dato a queste aziende?
Semplice, basta andare nelle impostazioni di Facebook e sistemare tutti le libertà che abbiamo concesso ad altri. Dato che il mio blog non vuole fare concorrenza ad Aranzulla, evito il tutorial completo e vi rimando a questo link
A volte un post in più su Facebook ti complica la vita!