A cosa stai pensando? Cosa hai fatto di recente?
Se rispondiamo in modo impulsivo, magari al termine di una brutta giornata, alle domande che campeggiano rispettivamente nel profilo e nella pagina Facebook, rischiamo di fare e di farci male. Prima di pubblicare su un social media, si fa un lungo respiro, si pensa e si prova a rispondere alle seguenti 5 domande.
1. E’ un contenuto o una lamentela?
Il contenuto è una risorsa, è di interesse? Oppure è solo una lamentela, una banalità, un luogo comune?
Faccio un esempio con l’attualità. In questi giorni fa caldo. Fa tanto caldo. Ma ha senso continuare a lamentarsi? E se lo trasformassimo in un messaggio positivo? E se lo sfruttassimo per riempire un ottimo ristorantino sushi?
Le previsioni parlano chiaro: i prossimi giorni saranno bollenti! Ecco perchè mangiare leggero e possibilmente piatti…
Posted by Ristorante Sushi House on Mercoledì 1 luglio 2015
Tra l’altro adoro il sushi e lo consiglio davvero con questo caldo!
2. Il contenuto è coerente con il mio profilo e con il social network che utilizzo?
Su LinkedIn meglio pubblicare aggiornamenti relativi al tuo ambito professionale. Su Pinterest meglio condividere immagini sviluppate in verticale. Su Twitter (ma praticamente su tutti i social) meglio limitarsi con gli hashtags.
Alcuni contenuti sono universali, vanno bene su ogni piattaforma di pubblicazione. In ogni caso vanno adattati (come nel caso di Pinterest, per esempio) alle caratteristiche del social network.
Altri contenuti è meglio se programmati a una data ora. Tutto questo si può riassumere con la seguente immagine:
3. Il contenuto può creare incomprensioni?
Qualche giorno fa Facebook si è colorato di arcobaleno, in occasione della storica sentenza della Corte suprema statunitense che ha stabilito la dignità costituzionale del matrimonio omosessuale, dunque il suo riconoscimento in tutti gli Stati dell’Unione.
Grazie alla segnalazione di un amico, ho scoperto che questa colorata iniziativa potrebbe essere stata una strategia di marketing di Facebook. Le foto profilo arcobaleno infatti potrebbero essere state un’indagine di mercato ideata per raccogliere una planetaria quantità di informazioni sugli utenti e sul funzionamento delle reti sociali.
Dopo aver verificato la fonte, ho pubblicato la notizia specificando che si tratta di una ricerca piuttosto attendibile e non un punto di vista personale sulla vicenda dei matrimoni gay. Se non l’avessi fatto avrei rischiato di generare incomprensioni da parte di qualche lettore frettoloso (probabilmente mi sarebbe arrivato il solito insulto: “fascista!”). Situazioni che preferisco evitare, soprattutto sui social media.
E se il Celebrate Pride fosse stato in realtà un Marketing Pride? O peggio ancora…un “pecoroni pride”?A rivelarlo…
Posted by Social Daily on Lunedì 29 giugno 2015
In ogni caso, la foto arcobaleno delle pecore è bellissima!
4.Il contenuto è vero?
Sapevi che se si chiedono informazioni sugli attentati dell’11 settembre 2001 a Siri, l’assistente vocale dell’iPhone, si viene segnalati alle autorità? Corri il rischio di ritrovarti l’FBI in casa, oppure, peggio ancora, di finire internato nella prigione di Guantanamo (riaperta appositamente per te!).
La realtà? Ce lo spiega Paolo Attivissimo sul suo blog:
L’allarme è partito dagli Stati Uniti e si basa su un equivoco: in inglese l’11 settembre viene chiamato nine eleven, “nove undici”, usando la grafia mese-anno. Ma 911 è il numero dei servizi d’emergenza negli Stati Uniti e in Canada. Siri, insomma interpreta la domanda sul “nove undici” come una richiesta di chiamare il numero dei soccorsi. Se l’utente non parla, gli operatori del 911 lo richiamano perché temono che non sia in grado di parlare.
Verificare le fonti. Verificare le fonti. Verificare le fonti.
5.Il contenuto può creare problemi a qualche altro utente?
Il tuo contenuto coinvolge un altro utente? Fai attenzione e non fare la figura del…Renzi. Ehm, volevo dire del “pirla” (lapsus?).
Una foto postata su twitter dal portavoce del premier Matteo Renzi, Filippo Sensi, ritrae il primo ministro con il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante il G7 in Baviera. L’obiettivo ovviamente è quello di fare vedere quanto sia “cool” il nostro primo ministro, mentre sta intortando il “povero” Obama.
Propaganda ai tempi del web 2.0 o web 3.o? Nulla di strano! Se non fosse per un particolare tra le mani del Presidente americano. E’ un pacchetto di sigarette? Obama in teoria è un ex fumatore e se fosse ritornato a fumare sarebbe una notizia, a meno che in mano non avesse un pacchetto di gomme da masticare.
Non solo: di recente proprio Barack, tradito da un microfono lasciato aperto in occasione di un’Assemblea generale dell’Onu, aveva involontariamente fatto sapere che «Ho smesso di fumare per paura di mia moglie». Il mondo seppe così che c’era la first lady Michelle, salutista fino al midollo, dietro lo stop al vizietto di Obama. «Non tocco un pacchetto da sei anni», ammise allora il presidente Usa che, quindi, dal 2009 non tocca più tabacco.
Prima di pubblicare sui social, considerare la reputazione di altri utenti. “E fare di meno il figo”…
Conclusioni
Probabilmente altre domande bisogna porsi prima di pubblicare qualcosa sui social media. Per esempio ci si potrebbe chiedere se è di aiuto, se è di ispirazione, se è necessario e se è positivo.
Ho dimenticato qualche altra vitale domanda? Apro le orecchie per ascoltare i vostri commenti!