Giornalismo e Nuovi Media, un argomento a me caro, quello della tesi della mia sudatissima laurea in Scienze Politiche. Ho rivissuto quei momenti durante la lezione di Giulia Bezzi, di SEOSPIRITO, del 30 marzo scorso all’Università di Verona. La lezione si focalizzava in particolare sul rapporto tra SEO, campo in cui Giulia Bezzi dimostra più volte di essere un’eccellenza in Italia, e Giornalismo.
A margine di questo evento ho avuto l’onore di poterla ospitare nella mia rubrica #SelfieIntervista (puoi vedere l’intervista alla fine dell’articolo). Ma procediamo con ordine, prima di parlare di SEO, qual è il rapporto tra Giornalismo e Nuovi Media?
Giornalismo e Nuovi Media: YouTube meglio di Twitter!
La classifica dei social più usati dai giornalisti italiani, in base alla ricerca condotta da Ixè – Encanto, non rivela sorprese proprio come la classifica di serie A da diversi anni a questa parte. Al primo posto la “Juventus dei Social Network” è sempre Facebook con l’87% dei giornalisti che ne fanno un uso quotidiano. Insomma, fino a qui il rapporto tra Giornalismo e Nuovi Media non svela alcuna sorpresa.
Proprio come per la serie A, la classifica si fa più interessante per gli altri posti del podio. Avrei scommesso sul secondo posto occupato da Twitter e invece no, avrei perso sonoramente.
Il social dei potenti cinguettii, che tanto hanno aiutato anni fa a provocare movimenti di piazza durante le cosiddette “primavere arabe”, si piazza al terzo posto con un sorprendente 67% di giornalisti utenti. Me ne sono accorto anche durante il live tweeting della lezione di Giulia a Verona, i giovani aspiranti giornalisti sembrano non ritenere Twitter così strategico per la propria professione.
E quindi al secondo posto chi svetta? Come puoi vedere dall’infografica, realizzata appositamente per l’articolo, è YouTube a conquistare la medaglia d’argento con il 70%.
Giornalismo e Nuovi Media, quali strategie?
Dalla ricerca citata sembra che il primo utilizzo sia quello puramente promozionale. Ovvero, per l’83% dei giornalisti italiani, i social sarebbe una sorta di cassa di risonanza per i propri articoli.
Utilizzare i social come “ascolto” e monitoraggio dell’opinione pubblica? Lo fa poco più della metà dei giornalisti nostrani. Peccato, aggiungo io. Il social listening sarebbe uno strumento essenziale per ogni giornalista, uno strumento attraverso il quale è possibile rilevare l’umore della piazza. I giornalisti ricoprono un ruolo determinante per ogni paese democratico: farsi portavoce della collettività. Per farlo al meglio è necessario veicolare e intercettare i sentimenti del popolo.
A tal proposito, aggiorno l’articolo con un prezioso commento di Christian Antonini (per leggere il commento integrale scorri in basso nella sezione Disqus), social media manager, seo specialist e scrittore di romanzi (di successo, so che scuoterà il capo quando leggerà questa mia precisazione).
<<Credo venga praticato poco il social listening, perché richiede molto tempo sia in fase di “ascolto” attiva che in fase di ricerca/individuazione delle fonti da ascoltare. E in Italia – spessissimo – il giornalista viene pagato a pagina e non tanto a “tipologia” o qualità del pezzo e quindi si rischia di dover dedicare troppo tempo per un’inchiesta o un’indagine.>>.
Nemmeno approfondire o verificare la veridicità delle notizie online sembra interessare più di tanto i giornalisti italiani: poco più del 40% dei professionisti italiani svolge questa pratica grazie ai social. Anche questa è un’altra occasione persa. Approfondire fonti e notizie rappresenta una valida ancora di salvezza nei confronti delle dilaganti “fake news”, le cosiddette bufale, che tanto dilagano nel web.
Per comprendere meglio le dinamiche attorno all’utilizzo dei social da parte dei giornalisti ho chiesto a Rosa Valsecchi, giornalista (presso La Provincia di Como e Resegone Online) copywriter e social media manager (presso SocialDaily), le sue impressioni riguardo alla relazione tra Giornalismo e Nuovi Media.
<<Purtroppo il quadro che questi dati (impietosi) restituiscono è assolutamente veritiero e combacia alla perfezione con ciò che ho potuto constatare in questi anni di lavoro. Tanti colleghi – soprattutto i più navigati – faticano a capire fino in fondo i meccanismi del mondo social, forse perché in un certo senso vivono il loro rivoluzionario apporto come una minaccia. Oggi chiunque può improvvisarsi giornalista postando o twittando notizie dai propri profili, una concorrenza spietata e difficile da gestire. Ma la chiave per affrontare al meglio questa nuova sfida sta proprio nella parola “improvvisarsi”, che al contrario apre ai veri giornalisti l’irripetibile opportunità di riversare competenze e professionalità anche in questo mondo. Certo, per farlo occorrono duttilità mentale e formazione continua, ma dopotutto il detto “chi dorme non piglia pesci” è valido per tutti i mari, non solo per quelli digitali.>>
Giornalismo e SEO
Tra i tanti concetti affrontati da Giulia Bezzi durante la lezione di Verona (ne ho parlato all’inizio dell’articolo) uno in particolare ha colpito i presenti (e il sottoscritto).
Sul web bisogna scrivere per l’utente, conoscendo le dinamiche SEO e di Google; ma Google stesso vuole contenuti di qualità per… indovinato: ancora per l’utente!
Di seguito lo Storify della lezione di Giulia.
Concludo con la #SelfieIntervista a Giulia, direttamente dal canale YouTube di SocialDaily… buona visione!