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I Social Media stanno cambiando il mondo, e tu vuoi restare a guardare?

24 Giugno 2014 by Roberto Gerosa Lascia un commento

I Social Media stanno cambiando il mondo e tu vuoi restare a guardare

Quando descrivo il lavoro che faccio, non riesco a nascondere la mia passione verso i social media. Spesso mi capita di ricevere reazioni freddine. Purtroppo è un’opinione ancora molto diffusa quella che si basa sul concetto:

Social Media=Facebook=Gattini e Video divertenti

 

Ecco allora che possono venire in soccorso alcuni dati:

ISocialMediastannocambiandoilmondo

  • Il 26% della popolazione mondiale, m-o-n-d-i-a-l-e, utilizza i social media
  • più di 40 milioni twittano dal Brasile (non credo che parlino solo di mondiali)
  • 90 milioni di persone usano Facebook dall’India
  • 600 milioni in Cina si ritrovano su Weibo (il Facebook cinese)
  • 46 milioni di Russi utilizzano VKontakte (un altro social come Facebook)

I Social Media sono anche democrazia, attivismo e diritti civili

Anche le seguenti informazioni possono aiutare a far cambiare idea a chi crede ancora che i social media siano solo intrattenimento.

  • In Jamaica vengono condivise precauzioni di vitale importanza riguardo la trasmissione dell’Aids
  • In Messico si sensibilizza l’opinione pubblica riguardo il potere dei cartelli della droga
  • In India si possono reperire informazioni sulla corruzione attraverso il sito I Paid a Bride (vedi paragrafo poco sotto)
  • Una piattaforma internazionale, Ushaidi, si pone tra i vari obiettivi, quello di avvertire per tempo le popolazioni interessate da un possibile disastro, come lo tsunami (vedi il paragrafo più in basso)

India, spopola un sito che denuncia la corruzione: I Paid a Bribe

Ipaidabribe.com (bribe in inglese significa tangente) è un portale che permette ai cittadini indiani di segnalare testimonianze di casi di corruzione, molti di questi incredibili (anche per noi italiani!) 

Il sito raccoglie più di 1 milione di visitatori e oltre 22 mila segnalazioni in 484 città diverse dell’India. La maggior parte delle testimonianze è costituita da storie molto simili, in cui rappresentanti delle istituzioni chiedono la solita “bustarella” in cambio di servizi che dovrebbero essere effettuati gratuitamente.

Ma come funziona? Una volta raccolta una testimonianza, la redazione del sito esegue delle ricerche prima di pubblicarla. Diversi casi hanno avuto come conseguenza la rimozione dei corrotti dai loro incarichi pubblici.

Fonte notizia

La Piattaforma Ushaidi: prevenire violenze e disastri naturali

Ushaidi, in Swahili vuol dire “testimonianza”, è una piattaforma nata per mappare gli episodi di violenza in Kenya a seguito della crisi politica post-elettorale all’inizio del 2008

Fu creata in quel periodo da Ushahidi, Inc. una non-profit company che decise di sviluppare un software free e open source per raccogliere informazioni e visualizzare attraverso Google Maps quello che stava accadendo nel paese grazie all’aiuto dei cittadini.

Da allora la piattaforma, è cresciuta nel suo sviluppo, è diventata anche un App mobile per Android e iOS ed è stata utilizzata in diversi altri casi.

E’ stata utilizzata per tracciare le violenze in Sud Africa in Congo Est, in Malawi, Uganda e Zambia.
Per documentare l’assenza di medicinali in diversi paesi africani, per monitorare le elezioni in Messico e India, per le tempeste di neve a Washington D.C. e gli incendi in Russia, per le alluvioni in Australia, in Missouri, nel Veneto, in Liguria e per l’emergenza neve nei Balcani e in Italia.

Lo scopo principale di Ushahidi è sempre lo stesso: raccogliere informazioni per aiutare i soccorsi, disinnescare le violenze, avvisare le popolazioni.

Ecco un video che descrive il progetto Ushaidi

Fonte notizia

Non è tutto oro quello che luccica

Non bisogna farsi prendere troppo dall’entusiasmo e dall’ottimismo. Il rischio è sempre lo stesso: farsi abbagliare dai risultati raggiunti e non accorgersi del grande lavoro che ancora si deve fare.

  • Nel 2011 internet è stata censurata in più di 40 nazioni
  • L’analfabetismo è ancora un fenomeno di larga scala in vastissime aree del pianeta
  • Il divario tra Europa e Africa per quanto riguarda l’accesso ai new media è abissale
  • In Uganda i social media sono gestiti direttamente dal governo (!)
  • In Turchia, Vietnam, Cina, i social media sono considerati come la peggiore minaccia per la società (!) (!)

Eppure…

Nel mondo ci sono più telefonini che spazzolini da denti! https://t.co/Ir5dr4yjnk pic.twitter.com/JLSVmlVKH1

— Social Daily (@GerosaRoberto) 24 Giugno 2014

 

Uno Tsunami di libertà inarrestabile!

Questo articolo prende spunto da un’intervista a David Girling docente e direttore presso School of International Development, University of East Anglia, a Norwich, Inghilterra. Ha più di vent’anni di esperienza di marketing e comunicazione nel settore no profit. I suoi studi di ricerca si concentrano in particolare nei paesi in via di sviluppo e sull’impatto che hanno i social media per lo sviluppo delle campagne di sensibilizzazione da parte degli enti no-profit .

Nell’intervista, che vi consiglio di leggere, David si sofferma sul grande divario digitale tra i paesi in via di sviluppo e quelli tecnologicamente più moderni. Ecco un estratto del suo pensiero:

Se da un lato ci sono stati grandissimi progressi negli ultimi anni, tre quinti del mondo non sono collegati a Internet. In Europa il 75% della popolazione è connessa, ma in Africa solo il 16% può accedere a Internet. Certo, il costo dei telefonini e dei computer è calato drasticamente, ma con un livello di alfabetizzazione basso non è possibile coinvolgere attivamente gli utenti dei paesi in via di sviluppo sui social network, come Twitter per esempio. 

Le informazioni raccolte in questo articolo sono state estrapolate dalle ricerche di David Girling e potete visualizzarle in questo bellissimo video:

Archiviato in:Case History, Social Media Contrassegnato con: condivisione, digital divide, facebook, no profit, opportunità, politica, Social Media, twitter, Video

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