Le associazioni No Profit devono o non devono utilizzare i Social Media come canale per il reperimento di fondi e sostenitori alle proprie cause?
Personalmente, non mi porrei nemmeno questa domanda. Mi sembra talmente ovvio: esistono solo vantaggi nell’utilizzo di una strategia “social” per il mondo “no profit”.
Eppure se si guarda il video dell’Unicef trasmesso in Svezia, si potrebbe cambiare idea.
La tesi, o la provocazione, è la seguente: i Like di Facebook non salvano la vita ai bambini malati. Il tuo contributo economico invece, permette a Unicef di comprare i vaccini.
Ecco il video:
In fondo all’articolo ci sono altri due video appartenenti alla stessa campagna.
Personalmente credo sia una provocazione per scuotere le coscienze e raccogliere fondi necessari per la salvezza di moltissime vite umane.
Social Media e No Profit: Perchè Sì
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Se la solidarietà si può fare per strada, sui giornali, alla radio, in televisione, ai concerti…perchè escludere i social network? Ogni canale a disposizione va utilizzato in questi casi.
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Ho guardato la pagina Facebook dell’Unicef Italia. Mentre sto scrivendo questo articolo, la fotografia di questo bambino, accompagnata da un resoconto drammatico delle crisi umanitarie nel mondo, ha totalizzato 70 “mi piace” in 28 minuti.
Con il porta a porta o i dialogatori in piazza si riesce a diffondere lo stesso messaggio con gli stessi numeri? La risposta la conosci già.
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Chi lascia un “mi piace” alla pagina Facebook di una società no profit, sarà sempre aggiornato sulle sue iniziative. Nasce un vero e proprio rapporto di solidarietà costante nel tempo.
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Facebook e Google non chiedono soldi per le pagine che vengono create. Certo, in particolari occasioni, radio, tv e giornali, danno spazio gratuito a eventi di beneficenza. Penso a Telethon per esempio. Ma sui social media queste associazioni possono chiedere aiuto e informare 365 giorni all’anno.
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Le pagine Facebook possono portare nuovi volontari. Molti giovani, non possedendo le stesse disponibilità economiche degli adulti, possono contribuire alla causa “arruolandosi” come volontari.
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I Social Media, in particolare Facebook, portano visite sul sito. Una volta arrivati sul sito gli utenti si possono iscrivere e fare donazioni.
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Si raccolgono fondi. Lascio per ultimo il vantaggio più grande e concreto. Due ricerche confermano questa tendenza. Secondo MDG Advertising il 39% dei fans di un’associazione “No Profit” è disposto a donare. Secondo Artez Interactive, il 23% degli utenti che arriva sul sito grazie alla pagina Facebook è disposto a donare. Non è poco.
Social Media e No Profit, perchè no
Sono un sostenitore dell’utilizzo dei social media in ambito no profit, credo che l’avrai capito se sei arrivato a leggere fino a qui. Ma al tempo stesso mi piace stare con i piedi per terra.
Non è tutto oro quello che luccica. Una ricerca getta acqua sul fuoco dell’entusiasmo.
Secondo la professoressa Zeynep Tufekci, docente presso l’Harvard Berkman Center for Internet and Society, gli attivisti online lasciano un apprezzamento come a un post qualsiasi che vedono in Facebook, in sintesi compiono un’azione simbolica da simpatizzanti, senza compiere azioni realmente concrete.
Aggiungo che in tempo di ristrettezze economiche è più difficile mettere una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. L’importante è non arrendersi e anche se i fondi non arrivano, bisogna restare visibili e tenere alta l’attenzione della gente.
Ecco gli altri video della campagna Unicef in Svezia:
Fonti usate per l’articolo:
http://www.vita.it/societa/media-cultura/sette-buoni-motivi-per-essere-su-facebook.html
http://www.vita.it/societa/media-cultura/associazioni-che-ve-ne-fate-di-facebook.html