La Rivoluzione Araba si manifesta non solo nelle piazze popolate da immense folle oceaniche. Bensì anche attraverso i video di Youtube, Twitter e i Social Media in generale.
Sulla rivoluzione, o meglio ancora, sull’evoluzione che sta attraversando il mondo arabo ed egiziano in particolare, ho scritto un articolo qualche settimana fa.
Oggi prendo in considerazione due video che hanno spopolato su Youtube e che sono stati condivisi in modo virale sui vari Social Network. Entrambi hanno come protagonisti due bambini.
La Bambina Yemenita che non vuole sposarsi
Il primo video è quello della “presunta” ragazzina yemenita che scappa da un matrimonio forzato dai suoi genitori. In pochi giorni ha ricevuto oltre sei milioni e mezzo di visite.
Ho detto “presunta” perchè non è possibile garantire la veridicità degli eventi.
L’unica certezza è la pubblicazione da parte di un’organizzazione, la Memri tv, la televisione online del Middle East Media Research Institute, che ha pubblicato il video di denuncia.
Chissà, magari la ragazzina si è solo prestata a fare da portavoce per una situazione insostenibile. Ma non è questo il punto.
Secondo me è importante il fatto che organizzazioni che lottano per la difesa dei diritti civili delle persone, in particolare dei bambini, utilizzino i social media, in questo caso youtube, per veicolare il loro messaggio.
Più di un quarto delle donne, anzi delle bambine, yemenite si sposa prima dei 15 anni.
Secondo una credenza tribale una sposa giovane ha più chance di diventare una moglie obbediente, di fare più figli e di essere tenuta lontana da ogni tentazione.
Secondo un’analisi dell’Unicef la maggior parte di questi matrimoni si registra in Asia Meridionale e in Africa Subsahariana. Questi fenomeni portano con sé quasi inevitabilmente l’abbandono scolastico e una gravidanza precoce e, dunque, pericolosa.
La bambina nel video racconta che la zia materna si era ricoperta di benzina e data fuoco, a 15 anni, dopo che un anno prima era stata costretta a sposarsi un uomo che la picchiava con catene di metallo.
Tutto questo è oggettivamente inaccettabile. Si possono e si devono avere idee diverse su mille argomenti, ma non sul fatto che questo genere di drammi debbano essere estirpati per sempre, insieme a chi li provoca.
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Il bambino egiziano che insegna la democrazia ai “politici”
Questo invece è il video di un ragazzino egiziano di dodici anni, di nome Ali Ahmed
Ali è stato intervistato al Cairo da un giornalista del quotidiano El Wady, ad Ottobre, prima che che il presidente Morsi si fosse assicurato poteri quasi illimitati, ma dopo che già erano state prese decisioni verso un consolidamento del potere nelle mani degli alleati islamisti.
Il ragazzino probabilmente accompagnato e informato da un parente più adulto, esprime con naturalezza e disinvoltura un’opinione politica esemplare per tutti gli egiziani che confondono la religione con la democrazia.
Ecco un estratto del suo pensiero:
“Sono qui per far sì che l’Egitto non diventi un bene nelle mani di una sola persona e per protestare il furto della costituzione da parte di un singolo partito”.
Se questi bambini sono il futuro, l’amarezza maturata dopo avere visto certi eventi lascia il posto alla speranza.