Siamo in crisi, questo è il triste karma che ci sentiamo ripetere appena alzati, dalla tv, alla radio, passando per i colleghi e per i familiari.
Ma è giunta l’ora di cambiare musica.
Al posto del “siamo in crisi”, possiamo mettere un “dobbiamo aiutarci, a vicenda“. Sono tantissimi i casi di Social Network, che sposano questa via dell’aiuto reciproco e che lanciano progetti e network basati sulla condivisione concreta. Per superare la crisi, per salvare il pianeta dagli sprechi, e liberare l’uomo dal consumismo. Oggi parlo di Street Bank, nato a Londra nell’aprile del 2010.
Quando Sam, uno dei fondatori del sito, residente nella west London, andò dal suo vicino per farsi prestare del latte, si sentì chiedere in prestito delle sedie per un barbecue; i due pensarono: “perché non fare un elenco di oggetti e arnesi che abbiamo e che possiamo condividere con persone fidate? E perché non estendere questo concetto a un gruppo di persone che vivono nel raggio di un quartiere?”
StreetBank attualmente conta 15000 membri attivi in diverse comunità a Brighton, Leeds, Londra, addirittura nello stato di Washington negli USA e Vancouver, Canada. Per accedere ed iscriversi ai servizi del sito di StreetBank bisogna indicare una breve biografia e una fotografia, giusto per conoscersi meglio e creare un sistema basato sulla fiducia reciproca.
Certo, occorrono alcune condizioni per far funzionare il meccanismo:
- L’idea funziona in quartieri popolosi, con un forte senso di comunità
- L’accesso a internet e una conoscenza di base degli strumenti informatici è fondamentale
- Funziona in aree sociali dove il senso civico e il rispetto dello spazio pubblico sono già acquisiti e diffusi
Questo tipo di condivisione genera profonde ripercussioni nella mentalità delle persone.
- Si sprecano meno soldi
- Si accumulano meno rifiuti, visto che le cose vengono scambiate e non buttate
- Si rafforza l’identità dell’individuo come essere interdipendente, pronto a ricevere e a dare aiuto, in tutti i sensi e non solo a livello materiale
La mia idea è che siamo solo agli albori di qualcosa di nuovo e promettente. Le resistenze sono ancora tante, è vero. Ma fino a pochi anni fa, soltanto immaginare esperimenti del genere sarebbe stato da folli. Dobbiamo diventare ancora più folli per realizzare definitivamente il cambiamento?